mercoledì 15 novembre 2017

SUI RIFIUTI LA REGIONE SI ACCORDI CON I COMUNI, INGIUSTIFICABILE L'USO DELLA FORZA



Il Coordinamento provinciale Rifiuti Zero Livorno esprime la propria preoccupazione per la deriva ideologica e anti-democratica che sta emergendo sulla questione Ato-Retiambiente, tra le minacce di commissariamento della Regione e lo scontro tra i comuni del territorio.
Proprio questo scontro dimostra quanto sia pericoloso per la parte pubblica cedere una quota anche minoritaria delle azioni di Retiambiente ad un unico socio privato, che si troverebbe di fronte una "maggioranza" in realtà divisa in decine di comuni, partiti, correnti e territori, facendo così strame delle loro esigenze grazie anche ai poteri di governance che gli sarebbero concessi.
Questa sproporzione di influenza, ovunque sono stati realizzati simili percorsi, ha di fatto allontanato la gestione dal territorio, provocando aumenti tariffari abnormi e inefficienze macroscopiche in regime di monopolio.
Leggiamo che tra i comuni che chiedono il commissariamento alla Regione, accusando di "campanilismo" chi si oppone al progetto, ci sono quelli di Rosignano e Peccioli. Cioé i due comuni che si sono guardati bene dal conferire in Retiambiente le loro mega-discariche di Scapigliato e Legoli, tenendosele per loro. Questi impianti potranno essere utilizzati dagli altri comuni solo tramite convenzione a pagamento. Prima di accusare gli altri di campanilismo, ci piacerebbe quindi che questi comuni procedessero al conferimento in Retiambiente delle loro discariche, dimostrando così di credere davvero al progetto dell'Ato.
Non convince neanche l'argomentazione che prova a legare una gestione sovra-provinciale privatizzata ad un incremento di efficienza: il rapporto dell'Antitrust IG49 del 2016 ha certificato ufficialmente che l'efficienza e l'efficacia del servizio siano meglio garantite in regime pubblico e in ambiti ristretti, intorno ai 100.000 abitanti.
Infatti le privatizzazioni avviate nelle altre Ato toscane sono state subito funestate da aumenti tariffari, gravi inefficienze e perfino preoccupanti inchieste penali.

Considerando che nell'ATO della costa ben tre capoluoghi di provincia su quattro (Massa, Lucca e Livorno) non hanno conferito le loro aziende in Retiambiente e volendo rispettare la volontà dei territori a prescindere dalla colorazione politica della varie amministrazioni, la strada più saggia per la Regione sarebbe quella di aprire un sereno confronto con i comuni per cercare una soluzione condivisa, senza ascoltare le sirene di chi vuole accaparrarsi con la forza un appalto da 7 miliardi di euro (pari alla TARI che dovremmo pagare in 25 anni). Non ci sono ne' si rischiano infatti emergenze di nessun tipo, anzi le aziende del territorio stanno producendo utili e aumentando la raccolta differenziata.
Il commissariamento è infatti una pistola scarica, già colpito duramente dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 249 del 2009 e previsto dalla normativa regionale solo per rimediare all'inerzia dei gestori (non delle Ato): se anche fosse possibile imporre la gara per la privatizzazione e l'affidamento del servizio a Retiambiente, per cedere le aziende locali all'Ato è necessaria comunque una delibera dei vari consigli comunali, quindi Retiambiente resterebbe senza strutture su gran parte del territorio.
La Regione potrebbe invece utilizzare l'art. 200 comma 7 del testo unico ambientale 152/2006, per cui "le regioni possono adottare modelli alternativi o in deroga al modello degli Ambiti Territoriali Ottimali", come ha fatto la Regione Emilia-Romagna, accordando a Forlì ed ai comuni limitrofi la possibilità di fare a meno del gestore unico privatizzato Hera s.p.a. per dotarsi di una loro azienda pubblica.