martedì 19 giugno 2018

E' IMPOSSIBILE TORNARE AI CASSONETTI, MA IL PORTA-A-PORTA PUO' DIVENTARE PIU' EFFICIENTE



Dalle pagine del Telegrafo apprendiamo che un cittadino livornese si è rivolto legittimamente al difensore civico della Regione per protestare contro le modalità di raccolta porta-a-porta, in rapida estensione a tutta la città di Livorno.

Non sappiamo in base a quale indagine approfondita scaturiscano le conclusioni del difensore civico, tuttavia costui si spinge a chiedere di "riconsiderare le modalità di raccolta", arrivando addirittura ad avvertire che la mancata esposizione dei bidoncini possa costituire un segnale per eventuali "malintenzionati", che in questo modo - se abbiamo capito bene - potrebbero accorgersi che l'utente non si trova in casa e quindi interrompere il loro astutissimo appostamento, magari da dietro un cespuglio (in mancanza dei cari vecchi cassonetti), per scassinare la porta e prendersi la refurtiva. Questa francamente non l'avevamo ancora sentita, ci dev'essere sfuggita l'ondata anomala di furti e rapine nelle città dove hanno adottato il porta-a-porta.

Non si riesce a capire poi se per "riconsiderare le modalità di raccolta", il difensore civico intenda rendere più efficiente il porta-a-porta laddove se ne ravvisi oggettivamente la necessità, attraverso un potenziamento dei servizi di supporto (come le isole ecologiche) e del calendario dei ritiri, soprattutto in fase di transizione. Su questo si puo anche concordare,  tanto più che i conti di Aamps adesso godono di ottima salute ed è possibile accedere ai milioni messi a disposizione proprio dalla Regione (e da altri enti) per le città che si decidono ad estendere il porta-a-porta. Sarebbe certamente opportuno aiutare i cittadini in difficoltà col nuovo servizio, andando incontro per quanto possibile alle loro richieste.

Ma se il difensore civico della Regione intendesse invece un ritorno ai cassonetti stradali, facciamo notare che la raccolta porta-a-porta, in quanto unica modalità che garantisce livelli accettabili di raccolta differenziata, è praticamente obbligatoria per legge, la quale (art. 205 del decreto 152/2006) prevede maggiorazioni tariffarie a carico dei cittadini in quei comuni che, a causa dei cassonetti stradali, non riescono a raggiungere l'obiettivo del 65%. Il conseguente danno erariale è già stato riconosciuto dalla Corte dei Conti a carico di alcuni amministratori locali, che dopo aver pagato di tasca propria risarcimenti salati allo Stato hanno immediatamente avviato il porta-a-porta, eliminando la non conformità rispetto alla normativa.

Non solo, tutte le spese sostenute finora dall'Aamps per estendere il porta-a-porta dovrebbero essere conteggiate come spreco milionario, proprio mentre la lente della magistratura è ancora puntata sulle gestioni passate e presenti. Nessuna scusa potrebbe essere accampata, perché il porta-a-porta è un metodo applicato da anni in centinaia di comuni italiani, da Lucca a Prato, da Milano alla Sardegna, quindi può e deve affermarsi anche a Livorno.