mercoledì 18 dicembre 2019

MEGA-INCENERITORE ENI, SIAMO DI FRONTE AD UN GOLPE PRE-ELETTORALE?


Colpisce profondamente il contenuto delle dichiarazioni, pubblicate dal Tirreno, dell'amministratore di ALIA, l'azienda dei rifiuti fiorentina, sulla realizzazione del mega-inceneritore all'interno della raffineria ENI di Stagno, utile a smaltire tutta la monnezza prodotta da fiorentini, pratesi, pistoiesi, ecc. 

Dopo il fallimento del progetto di costruzione di un mega-bruciatore nella piana di Sesto Fiorentino, a causa della rivolta che si è scatenata tra la popolazione, la pensata geniale della Regione e di ALIA è stata quella di pagare profumatamente ENI, con i soldi delle bollette TARI, per farle bruciare tutto a Livorno, luogo considerato ormai la pattumiera della Toscana, confidando nel fatto che da queste parti la reazione popolare possa essere meno virulenta.

Ovviamente, la pillola è stata adeguatamente indorata dalla Regione che ha parlato di "bio-raffineria", definizione fasulla in quanto le bio-raffinerie utilizzano scarti vegetali e non plastiche e altri rifiuti di origine fossile. La normativa classifica infatti l'impianto progettato da ENI come un vero e proprio inceneritore/co-inceneritore di rifiuti.

Incredibilmente, l'amministratore di ALIA continua a parlare di carburante di origine "rinnovabile", quando in realtà bruciare plastica non ha niente di rinnovabile, né di "circolare" o ecologico. ENI distruggerebbe milioni di ecoballe di monnezza, producendo ogni anno centinaia di migliaia di tonnellate di emissioni gassose, liquide e solide  e guadagnando milioni grazie alle tariffe che farebbe pagare ai cittadini per introdurre i rifiuti nei suoi forni.
Tutto il resto, la vendita di anidride carbonica, il metanolo con cui addizionare le benzine, ecc. non avrebbe che un peso marginale di fronte al vero business, quello dello smaltimento inquinante.

I vertici di ALIA raccontano anche la balla clamorosa della "conversione green della raffineria", cosa assolutamente non contemplata da ENI: le emissioni prodotte dal mega-inceneritore si andrebbero semplicemente a sommare a quelle della raffineria, aggiungendo inquinamento ad inquinamento.

Nonostante la scorsa estate la Regione ed ENI avessero garantito la partecipazione dei sindaci e dei territori al processo decisionale, di fronte alla protesta che si è giustamente scatenata contro il progetto qualcuno forse ha pensato di fregarsene del parere della gente, scavalcando anche il Comune di Livorno e quello di Collesalvetti e pianificando l'avvio dell'iter autorizzativo "nei primissimi mesi del 2020", stando alle affermazioni di ALIA.
Viene da pensare ad un tentativo di "golpe" anti-democratico, visto che il mandato politico degli organi regionali scadrà tra poche settimane e che i Comuni interessati non hanno ancora espresso il loro parere, quindi avrebbero bisogno di tutto il tempo necessario per valutarlo e sottoporlo ai loro cittadini.

Ricordiamo che l'area di Livorno è stata recentemente colpita da un'inchiesta della procura antimafia sul traffico illecito di rifiuti, che ha portato la commissione parlamentare bicamerale sul ciclo dei rifiuti a parlare nella sua relazione di "totale assenza di controlli", in un "contesto di palese e quotidiana gestione illecita dei rifiuti", in cui "risalta evidente l'assenza dei controlli da parte di Arpat, come afferma il Procuratore della Repubblica di Livorno".

E' in un contesto territoriale come questo che si pensa di convogliare milioni di tonnellate di eco-balle provenienti da mezza Italia, senza chiedere neanche il permesso ai cittadini?
E' necessario invece che venga riformato profondamente il sistema dei controlli pubblici, che la zona di Livorno-Collesalvetti benefici delle bonifiche e delle reali riconversioni previste per le aree SIN e infine che la Regione punti all'obiettivo della riduzione e del riciclo dei rifiuti, oltre a definire le modalità del residuo smaltimento senza pensare di concentrarlo tutto in un unico impianto in una sola città, attività che tra l'altro verrebbe affidata (senza gara?), ad un soggetto che si aggiudicherebbe in esclusiva un affare milionario per i prossimi decenni a spese dei cittadini.

venerdì 13 dicembre 2019

MEGA-INCENERITORE ENI, LA POLITICA NON SI NASCONDA!


A proposito del folle progetto del mega-inceneritore ENI, che vorrebbe accentrare tra Livorno e Collesalvetti un traffico di decine di milioni di tonnellate di eco-balle nei prossimi anni, facendo di un'area già gravemente compromessa il polo nazionale dell'industria sporca, vogliamo segnalare che i presunti chiarimenti hanno fatto crescere ulteriormente la preoccupazione del territorio.

Innanzitutto è stato finalmente ammesso che si non si tratterebbe di una "bio-raffineria" come quelle che ENI sta sperimentando altrove, che producono bio-carburante utilizzando rifiuti organici, come oli e grassi vegetali. Si tratterebbe invece di un "gassificatore", che secondo la normativa vigente non è altro che un sinonimo di inceneritore, utile a trattare rifiuti indifferenziati e plastiche di cui altre province e regioni si vogliono liberare, invece di smaltirle sul proprio territorio.

E' ormai risaputo che la combustione di rifiuti inorganici ad alte temperature produce non solo anidride carbonica e altre componenti normalmente misurate e monitorate dagli enti di controllo, ma anche e soprattutto le pericolosissime nanopolveri, che non sono misurabili con le normali strumentazioni (servono microscopi elettronici a trasmissione) e che soprattutto sono così piccole che non si possono trattenere con nessun tipo di filtro industriale, quindi vengono inalate dagli esseri umani o comunque entrano prima o poi nella catena alimentare, penetrando stabilmente nel flusso sanguigno e nelle cellule.

Sebbene l'attuale normativa non contempli la misurazione di questo tipo di emissioni e non ponga quindi un limite alle stesse (come l'amianto fino al 1992), da anni in letteratura scientifica stanno emergendo evidenze della loro dannosità, così come tutti sanno che le fonti di emissione sono da ricercarsi in particolare tra gli inceneritori di rifiuti, per le altissime temperature raggiunte e per l'eterogeneità estrema dei materiali sottoposti al "trattamento".
Prima di pensare, quindi, a "gassificare" a 1.600 gradi decine di milioni di tonnellate di rifiuti tra le abitazioni di Livorno e Stagno, dovrebbe essere aperta un'approfondita verifica scientifica e sanitaria su questo tipo di impianti e sulle loro emissioni, stabilendo finalmente divieti e limiti anche a proposito delle nanopolveri.

Di fronte ad argomentazioni come queste, la politica non può girarsi dall'altra parte ma deve affrontare la situazione: i partiti devono esprimere la propria posizione su questo agghiacciante mega-impianto di ENI all'interno dei loro programmi per le prossime elezioni regionali, senza nascondersi dietro l'esigenza di approfondire e valutare chissà cosa, essendo a nostro avviso già tutto sufficientemente chiaro.

A questo proposito, saranno inviati a tutti i gruppi politici di Livorno e Collesalvetti i moduli della petizione contro il mega-inceneritore ENI, promossa da varie associazioni e comitati territoriali, perché dimostrino con i fatti il loro impegno in difesa dell'ambiente e della salute: un apposito contatore periodicamente aggiornato e pubblicato misurerà il numero di firme che ogni partito avrà raccolto e consegnato alle associazioni, così gli elettori potranno regolarsi di conseguenza.


martedì 15 ottobre 2019

FLASH MOB CONTRO LA DISCARICA A LIMONCINO E GLI INCENERITORI DI AAMPS ED ENI



Siamo stanchi!

Nonostante tutte le osservazioni presentate dal Comune e da ARPAT contro la discarica a Limoncino, il progetto non è stato ancora cancellato. Si va per le lunghe con ennesime verifiche e rilievi. Ci chiediamo a che serva tutto ciò: se una collina è franosa, per esempio, c'è poco da fare, i rifiuti non potranno mai arrivarci. Se non è franosa, spieghino perché è stata classificata come tale. Per quanto tempo dobbiamo ancora lottare?

Non abbiamo capito inoltre se qualche politico immagina di "concedere" lo stop alla discarica a Limoncino e la chiusura dell'inceneritore AAMPS in cambio dell'apertura di un nuovo enorme inceneritore (chiamato incredibilmente "bio-raffineria") all'interno della raffineria ENI, per bruciare un quantitativo annuo di rifiuti 5 volte superiore a quello incenerito nel forno AAMPS.

Respingiamo qualunque ipotetico "baratto" e chiediamo il rispetto delle norme, della salute dei cittadini e dell'ambiente. Per questo ci diamo appuntamento in piazza Grande a Livorno, sabato 12 ottobre alle ore 17.00:
- flash mob con maschere, facce dipinte e striscioni per chiedere la chiusura definitiva della discarica a Limoncino e dell'inceneritore AAMPS
- raccolta firme contro il mega-inceneritore (cosiddetta "bio-raffineria") che ENI e Regione vogliono costruire a Stagno

I posti di lavoro si creano e si conservano puntando sull'industria pulita, sul riciclo e sulle energie rinnovabili. Il nostro territorio, dopo tanti decenni di industria sporca, che ha messo a repentaglio l'ambiente e che ha colpito il diritto alla salute dei cittadini, merita di essere bonificato. Chiediamo la riconversione degli impianti: è incredibile che ENI, azienda statale controllata dal Governo, pensi a Livorno come terminale per i rifiuti di tutta la regione, mentre va in Kazakistan a progettare impianti eolici e in Australia a costruire centrali fotovoltaiche.

Venga a costruirle anche a Livorno e rinunci a trasformare Stagno in uno snodo di traffico di rifiuti: il nostro territorio non può diventare la pattumiera di Firenze e di altre città, abbagliato da vaghe promesse di "emissioni zero" o altre favole.

mercoledì 24 luglio 2019

LA NOMINA DI RAPHAEL ROSSI A CAPO DI AAMPS E' UNA SPLENDIDA NOTIZIA


Desideriamo ringraziare il sindaco di Livorno, Luca Salvetti, e l'assessore all'ambiente, Giovanna Cepparello, per aver scelto il nome di Raphael Rossi come nuovo amministratore unico di Aamps.
Il curriculum professionale di Rossi è infatti quanto di meglio si possa trovare in Italia per quanto riguarda la gestione dei rifiuti urbani: ha sempre saputo coniugare la stabilità dei bilanci con servizi efficienti e apprezzati dai cittadini, la qualità ambientale e la tutela di utenti e lavoratori, senza nessun riguardo per sprechi, inefficienze e interessi poco trasparenti da sradicare.
Raphael Rossi è uno dei primi pionieri della raccolta differenziata, fa parte del Comitato scientifico del Centro Ricerca Rifiuti Zero di Capannori diretto da Rossano Ercolini ed è stato in grado più volte di risolvere situazioni gravissime, chiamato da governi nazionali, regionali e comunali di vario colore politico, unicamente per i suoi meriti e le riconosciute capacità professionali.
E' la prima volta che a Livorno viene chiamato ad occuparsi della gestione dei rifiuti un professionista specializzato di prestigio internazionale. Sotto la sua guida, i problemi che hanno colpito negli anni la città, dai mega-debiti contratti per l'inceneritore, al concordato basato sull'ennesimo aumento della tariffa, fino alle inefficienze nella raccolta stradale e domiciliare, potranno essere trattati adeguatamente e risolti.
Le associazioni e i comitati aderenti alla strategia Rifiuti-zero si schierano al fianco dell'Amministrazione comunale e del nuovo vertice Aamps, pronte a collaborare per la realizzazione del protocollo verso rifiuti-zero presentato in campagna elettorale: progressivo spegnimento dell'inceneritore, pratiche virtuose di riduzione e riuso, impianti di riciclo e tariffa puntuale, nel rispetto del dialogo con i residenti dei vari quartieri, le categorie economiche, i lavoratori Aamps.


sabato 20 luglio 2019

ZERO WASTE ITALY E RIFIUTI-ZERO LIVORNO BOCCIANO IL TRAFFICO DI RIFIUTI VERSO LA RAFFINERIA: GRAVE IRRESPONSABILITA'



Zero Waste Italy ed il Coordinamento provinciale Rifiuti-Zero Livorno (a cui aderiscono Legambiente, WWF, Lipu ed altre decine di associazioni e comitati locali) respingono decisamente la proposta di ENI e Regione per l'installazione di un gigantesco impianto di trattamento dei rifiuti all'interno della raffineria di Stagno, per trasformarli in gas e carburante.
Innanzitutto è da bocciare la vecchia concezione del mega-impianto a servizio di un'intera regione e oltre, capace di paralizzare il sistema di gestione dei rifiuti su tutto il territorio, come è successo in passato in Campania e nel Lazio. 
E' molto grave il livello di irresponsabilità che trapela da decisioni che prevedono di liberare un'area della Toscana dal problema dei rifiuti scaricandoli in blocco su un'altra zona, senza il minimo rispetto per i territori e le comunità che dovrebbero "sacrificarsi".
Una gestione virtuosa deve invece prevedere impianti a filiera corta in ogni area della Regione, ovviamente secondo noi devono essere impianti di trattamento a freddo delle frazioni umide e secche, certo non raffinerie più o meno promosse da slogan ecologici, ma che comunque distruggono le materie di scarto anziché riutilizzarle.
Ci sembra incredibile anche che la Regione sia pronta ad approvare una modifica alla propria pianificazione sulla base di qualche comunicato stampa e di vuote promesse riguardanti future nuove tecnologie miracolose, senza uno straccio di piano industriale, di documento tecnico e di analisi sui possibili impatti ambientali e sanitari. 
Ci appelliamo al Presidente ed ai Consiglieri regionali perché non si prendano la gravissima responsabilità di impegnare le istituzioni senza attendere la trasmissione e l'analisi scrupolosa e approfondita di simili progetti, inoltre chiediamo pubblicamente un incontro con i sindaci di Livorno e Collesalvetti, per rappresentare la necessità di respingere qualsiasi proposta che preveda un traffico di centinaia di migliaia di tonnellate l'anno di rifiuti provenienti da ogni dove in un'area SIN già gravemente compromessa dal punto di vista sanitario e ambientale, che necessiterebbe invece di bonifiche e progetti di riconversione e rilancio davvero puliti e sostenibili.

Zero Waste Italy 
Coordinamento provinciale Rifiuti zero Livorno

giovedì 13 giugno 2019

LIVORNO HA BISOGNO DI UN ASSESSORE ALL'AMBIENTE PREPARATO E VIRTUOSO


Il Coordinamento provinciale Rifiuti-zero Livorno si congratula con il nuovo sindaco Luca Salvetti, che in campagna elettorale è stato tra i candidati che hanno sottoscritto il nostro protocollo verso rifiuti-zero, insieme al Presidente di Zero Waste Italy, Rossano Ercolini.

Il protocollo consiste in un decalogo di impegni che i candidati hanno preso di fronte ai cittadini ed alle associazioni ambientaliste aderenti al nostro Coordinamento, che ora proseguirà nel suo ruolo di stimolo nei confronti dell'amministrazione comunale.

Il primo banco di prova per il nuovo sindaco rispetto al protocollo sarà la nomina del nuovo assessore all'ambiente. L'identikit che è stato tracciato nel decalogo disegna una figura scelta non con criteri di spartizione politica tra partiti e liste elettorali, ma  in base ad una storica condivisione della strategia rifiuti-zero e ad un'adeguata preparazione nel settore della gestione virtuosa dei rifiuti, che si concentri completamente sulla riduzione ed il riciclo per lasciare allo smaltimento un ruolo sempre più residuale, liberando prima possibile il territorio dalla presenza di inceneritori e mega-discariche.

Troppe volte abbiamo assistito alle scadenti performance di assessori nominati per motivi esclusivamente politici, senza alcuna preparazione nel campo della gestione virtuosa dei rifiuti, cosa che ha impedito all'amministrazione comunale di indirizzare correttamente Aamps ed evitare così clamorosi errori organizzativi, ambientali ed economici.

Ci aspettiamo quindi dal nuovo sindaco una svolta rispetto al passato, che garantisca in pieno il ruolo centrale dell'amministrazione comunale nella definizione delle strategie aziendali, sull'esempio di quanto realizzato in molti Comuni toscani e italiani aderenti alla strategia rifiuti-zero: servizi efficienti, costi e tariffe in calo, lotta all'inquinamento e creazione di posti di lavoro.

Nel frattempo, il nostro Coordinamento chiederà un incontro ad ogni gruppo consiliare di maggioranza e opposizione, per conoscere i nuovi consiglieri comunali e scambiare con loro opinioni e informazioni riguardanti la gestione dei rifiuti a Livorno.

venerdì 24 maggio 2019

PRESENTATO UN ESPOSTO IN PROCURA SULLA NOMINA DEI DIRETTORI DI AAMPS



I legali del Coordinamento provinciale Rifiuti Zero hanno presentato alla Procura della Repubblica di Livorno un esposto per segnalare ai magistrati alcuni aspetti dei procedimenti che hanno portato alla nomina del direttore generale e del direttore operativo di Aamps.

L'esposto è stato sottoscritto da esponenti di Lipu, Vivi Centro, WWF, Legambiente, Collesalviamo l'ambiente, Eco-mondo e altre associazioni aderenti al Coordinamento Rifiuti-zero.

Se per la nomina del direttore generale non si è riusciti a trovare traccia di una selezione pubblica, nonostante Aamps sia di proprietà del Comune ed in quanto tale tenuta a reclutare il personale tramite concorsi trasparenti, per il direttore operativo la selezione appare anomala sotto molti punti di vista, tra cui la strana richiesta di esperienza nel settore dei trasporti/logistica, anziché in quello della gestione dei rifiuti urbani.
A nostro avviso, un simile bando di selezione è del tutto incomprensibile ai fini della tutela del buon andamento dell'azienda e dell'interesse pubblico. In che modo si pensa di garantire la competenza dei propri dirigenti, se vengono richiesti requisiti non attinenti al ruolo che devono svolgere? 
Sarà la magistratura a stabilire se in queste vicende Aamps ha seguito le regole in modo corretto oppure no.

E' il caso di ricordare che un precedente esposto presentato due anni fa dal Coordinamento rifiuti-zero alla Corte dei Conti e riguardante la pluriennale violazione, da parte di Comune e Aamps, delle percentuali minime di raccolta differenziata previste dalla legge, con conseguenze impattanti sulla stabilità dei conti aziendali e sulla tariffa chiesta ai contribuenti, ha provocato l'apertura di un accertamento che ci risulta tuttora in corso.
In ogni caso, subito dopo l'Aamps ed il Comune hanno dato l'impressione di voler finalmente correre ai ripari, raggiungendo in due anni l'obiettivo minimo del 65% di raccolta differenziata, pur tra molteplici difetti organizzativi che necessitano ulteriori interventi di miglioramento del servizio.

Ci chiediamo se debba essere sempre necessario l'attento monitoraggio delle associazioni e dei comitati per ottenere il pieno rispetto delle previsioni normative o comunque per cercare di far sapere ai cittadini se ciò sia avvenuto o meno. 
Se il Comune - proprietario dell'azienda - e gli organi interni deputati al controllo intervenissero in tempo per chiarire o correggere le scelte di Aamps, forse non ci sarebbe bisogno di arrivare all'extrema ratio degli esposti alla magistratura.

martedì 14 maggio 2019

DISCARICA A LIMONCINO, COMUNE E REGIONE DEVONO CHIARIRE SU TIPOLOGIE RIFIUTI E ALLUVIONE


In merito alla vicenda riguardante la discarica a Limoncino, vorremmo che le istituzioni coinvolte, Comune e Regione, rispondessero pubblicamente a proposito di due aspetti a nostro avviso poco chiari:

1) la sentenza n. 149 del 2014 del Tribunale di Livorno aveva imposto alla Provincia di revocare in autotutela l'autorizzazione concessa ai gestori della discarica, che prevedeva ben 108 diverse tipologie di rifiuti industriali da conferire nel sito, e di rilasciare in sostituzione una nuova autorizzazione, "limitando i conferimenti ai soli rifiuti da costruzioni e demolizioni", cioè mattonelle, pietrisco e simili.
Il magistrato dispose anche che tale provvedimento fosse emanato "con sollecitudine", ma non ci risulta che ne' la Provincia, ne' la Regione (subentrata alla Provincia in seguito al trasferimento di competenze) abbiano mai ottemperato a tale importantissima disposizione della magistratura. Perché?


Anzi, dalle notizie di stampa si apprende che la Regione ha recentemente autorizzato il conferimento di 20 tipologie di rifiuti (anziché l'unica consentita nella sentenza del Tribunale), comprese le ceneri degli inceneritori di rifiuti, i fanghi di dragaggio, miscele bituminose, rifiuti prodotti da trattamenti chimici e così via. Come è possibile per la Regione aver ignorato le disposizioni del giudice?

Il Comune, primo ente responsabile della tutela del territorio e della comunità, in questi anni ha mai provveduto a diffidare la Regione perché ottemperasse alla sentenza n. 149/2014?


2) L'altro aspetto, altrettanto preoccupante, riguarda la classificazione morfologica della zona interessata: nei giorni successivi alla tremenda alluvione verificatasi due anni fa, la stampa riportò la notizia secondo la quale l'evento atmosferico aveva provocato "danni all'impianto", l'allagamento della discarica, smottamenti del terreno. Il responsabile comunale della Protezione civile avrebbe "concordato con la necessità di inserire Limoncino e Monte La Poggia nelle aree con frane". 

In seguito a tali eventi, è stato rivalutato da Comune e Regione il rischio rappresentato dal conferimento di centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti industriali al centro di una zona boscosa, oltretutto situata a monte rispetto alla città, compresi corsi d'acqua, zone abitate e quant'altro?


Ci chiediamo come sia possibile assistere a tristi scaricabarili elettorali tra Comune e Regione, senza che nessuno si sia ancora sentito in dovere di chiarire pubblicamente sia la vicenda della mancata applicazione della sentenza 149, sia quella del rischio morfologico dopo gli eventi franosi che hanno colpito Monte La Poggia durante l'alluvione.

LA DELIBERA DI ATO SULLA CHIUSURA DELL'INCENERITORE È UNA BUFALA PERICOLOSA


In merito al trionfalismo creatosi intorno alla delibera approvata dall'ATO rifiuti riguardante la presunta chiusura dell'inceneritore di Livorno nel 2021, facciamo presente quanto segue:

1) la delibera in questione si limita ad approvare una "proposta" di piano, che nei prossimi mesi sarà sottoposta ad un procedimento di partecipazione (a partire dagli enti interessati) e ad un parere vincolante della Regione. Inoltre - in caso di approvazione - potrà poi comunque subire modifiche e aggiornamenti da parte di ATO e Regione;

2) il piano proposto nella delibera non riguarda Aamps ma il gestore unico "Retiambiente", immaginando che in futuro possa ricomprendere anche Aamps, cosa fino ad oggi esclusa dal Comune di Livorno, così come da molti altri comuni che non hanno conferito in Retiambiente le loro aziende;

3) il piano proposto non prende nessuna decisione sugli impianti di incenerimento, limitandosi a disegnare due scenari estremi, uno a "minimo incenerimento", l'altro a "massimo incenerimento", tra i quali collocare in futuro eventuali scelte: lo scenario massimo prevede l'incenerimento di 170mila tonnellate l'anno, tramite ricorso "al mercato" (per esempio all'inceneritore di Livorno, nel caso in cui Aamps resti fuori da Retiambiente) oppure costruendo un nuovo impianto gigantesco, senza indicare dove (ma da almeno 10 anni ATO e Regione hanno sempre indicato Livorno come luogo destinato ad ospitarlo).

Nessuno scenario è dunque stato escluso, neanche il più terrificante. Se a questo aggiungiamo che Aamps sta continuando ad investire milioni sull'inceneritore (pag. 100 Piano triennale 2019-2021) ed ha appena chiesto alla Regione di aumentare nei prossimi anni la capacità di incenerimento dell'impianto, riteniamo che non ci sia niente per cui esultare, ma al contrario ce n'è abbastanza per preoccuparsi ancor più di prima.

lunedì 29 aprile 2019

C'E' ANCORA TEMPO PER FIRMARE IL PROTOCOLLO, MA NIENTE INCONTRI RISERVATI CON I CANDIDATI



Vari candidati a sindaco di Livorno sono intervenuti pubblicamente per commentare la nostra proposta di protocollo d'intesa, alcuni proponendo incontri, magari per "revisionare" il documento dopo che altri candidati lo hanno già sottoscritto, altri contestandone velatamente il contenuto e proponendo altre iniziative.

Come abbiamo già avuto modo di chiarire, il protocollo di intesa non è negoziabile: chi liberamente decide di sottoscriverlo si impegna, di fronte ai cittadini, ad intraprendere un percorso verso rifiuti-zero in 10 semplici azioni amministrative (VEDI FOTO).

Chi tra i candidati, che abbiano o no firmato il protocollo, ha ritenuto di precisare che tutto ciò dovrà avvenire senza mettere in pericolo i posti di lavoro in Aamps, non ha fatto altro che confermare quello che affermiamo noi da sempre: la strategia rifiuti-zero garantisce un aumento di posti di lavoro ed una diminuzione della tariffa, attraverso le remunerative filiere della differenziata e del riciclo e la drastica diminuzione dei costi di smaltimento.

Pisa infatti ha chiuso l'anno scorso il suo inceneritore senza nessun licenziamento, attraverso un preciso accordo con le organizzazioni sindacali dell'azienda. Lo ha fatto in seguito agli allarmi sanitari riguardanti gli inceneritori, i cui limiti di legge alle emissioni inquinanti, secondo il CNR, non garantiscono la sicurezza dei cittadini, e per evitare ingenti spese di manutenzione e funzionamento dell'impianto, che invece hanno trascinato Aamps nel baratro dei debiti.

Siamo ovviamente disponibili a chiarire ulteriormente il contenuto del decalogo ai candidati che dimostrino la loro volontà di firmare il protocollo, ma vorremmo farlo non attraverso incontri riservati, ma in piena trasparenza, attraverso pubbliche domande, a cui ci impegniamo a dare pubblicamente risposta.

Il nostro obiettivo è quello di convincere tutti i candidati a firmare il protocollo, entro la data delle elezioni. Dopodiché gli elettori che hanno a cuore la tutela dell'ambiente e della salute pubblica, oltre che quella di una sana gestione finanziaria dei servizi, potranno liberamente scegliere tra coloro che avranno avuto il coraggio di sottoscrivere il documento e chi, con motivazioni più o meno contraddittorie, si sarà sottratto alla nostra richiesta.

lunedì 1 aprile 2019

AAMPS CONTINUA A CONTRADDIRSI PER GIUSTIFICARE L'INCENERIMENTO DI SEMPRE MAGGIORI QUANTITA' DI RIFIUTI


Non riusciamo proprio a capire come Aamps possa permettersi di parlare di "aria fritta", a proposito del nostro allarme sul futuro aumento del quantitativo di rifiuti inceneriti a Livorno.

Prima contraddizione: dicono che la richiesta di aumento sarebbe la solita proroga chiesta tutti gli anni "quando ci avviciniamo" ai 310 giorni limite per l'esercizio dell'inceneritore. Peccato che questa istanza sia stata presentata tre mesi fa, all'inizio dell'anno, oltre al fatto che non si tratta di una proroga ma un progetto di "modifica gestionale", inspiegabilmente inserito nel progetto per l'impianto di trattamento della carta.

Seconda contraddizione: la richiesta si basa sull'asserita diminuzione del potere calorifico dei rifiuti. Peccato che, contemporaneamente, affermano che grazie al porta-a-porta sono in grado di conferire nell'inceneritore il rifiuto "tal quale", evitando la preselezione, in quanto la diminuzione della frazione umida nei rifiuti indifferenziati aumenterebbe il loro potere calorifico. Insomma, la resa termica aumenta o diminuisce?

Terza contraddizione: dire che la quantità di rifiuti inceneriti resterà la stessa è in contrasto con la semplice matematica, perché bruciare 270 tonnellate al giorno per 365 giorni, come vuole fare Aamps, significa bruciare 98.550 tonnellate l'anno, "traguardo" mai raggiunto in passato dall'inceneritore, che al massimo ha superato di poco le 76.000 tonnellate all'anno. 

Tanto è vero che la Regione Toscana, di fronte a questa inedita richiesta, ha preteso ufficialmente dall'azienda chiarimenti e documentazione integrativa.

Qui tutti gli atti: 


venerdì 29 marzo 2019

AAMPS CHIEDE ALLA REGIONE DI BRUCIARE SEMPRE PIU' RIFIUTI, ALTRO CHE SPEGNERE L'INCENERITORE!


Mentre la giunta comunale nelle scorse settimane continuava a promettere la futura chiusura dell'inceneritore di Livorno dopo il concordato (chiusura non confermata, ne' programmata, in alcun atto del Comune o di Aamps), si incardinava presso gli uffici della Regione il procedimento riguardante un'istanza presentata tre mesi fa da Aamps.

A prima vista, la richiesta di autorizzazione riguarda la trasformazione dell'impianto di preselezione dei rifiuti in un impianto di stoccaggio della carta, in ossequio ad una strategia di incremento del riciclo. Ma nella stessa istanza Aamps ha anche aggiunto la richiesta di incrementare il quantitativo massimo di rifiuti da incenerire dalle attuali 180 tonnellate al giorno a 270 tonnellate al giorno. Non solo, chiede anche di incrementare i giorni di esercizio dell'impianto da 310 a 365 all'anno.

Tale incremento non è previsto nel concordato e neanche nei piani industriali e tecnici, ne' ci risulta sia stato annunciato in nessuna sede istituzionale, a partire dal Consiglio comunale.

In passato, Aamps ha spesso superato i limiti "indicativi" fissati dalla Regione, arrivando a bruciare oltre 76.000 tonnellate nel 2017, invece delle 56.000 previste dall'autorizzazione vigente (pari a 180 tonnellate per 310 giorni). Con l'incremento richiesto in questi giorni da Aamps, negli anni successivi al concordato si arriverebbe - anziché all'annunciato spegnimento dell'impianto - a bruciare oltre 98.000 tonnellate l'anno.

L'aspetto ambientale è terrificante: con l'aumento della raccolta differenziata, i livornesi smaltirebbero nell'inceneritore solo 25.000 tonnellate l'anno, le restanti 73.000 sarebbero importate dalle altre città, che allarmate dagli studi più recenti sull'impatto sanitario di questi impianti si sono rifiutate di costruirli oppure li hanno chiusi.

C'è poi l'aspetto economico: in linea con il mercato, Aamps fa pagare a queste città 110 euro per ogni tonnellata di rifiuti smaltiti nell'inceneritore, che non bastano neanche a coprire tutti i costi di funzionamento dell'impianto: manutenzioni, smaltimento ceneri, acquisto additivi alla combustione, consumi idrici, ecc. Quindi più rifiuti brucia l'inceneritore, più si creano perdite nel bilancio, come viene ammesso anche nel piano di concordato.

Prepariamoci, quindi, non solo ad un aumento delle emissioni inquinanti nel territorio comunale, ma anche a dover far fronte in futuro a nuove difficoltà finanziarie, da risolvere come sempre con ulteriori aumenti della tariffa.


giovedì 21 marzo 2019

LIVORNO, LA DIFFERENZIATA AUMENTA, MA LA TARIFFA E L'INCENERIMENTO NON DIMINUISCONO MAI: COSA C'E' DA FESTEGGIARE?


Non riusciamo proprio a gioire per il raggiungimento della soglia del 65% di raccolta differenziata a Livorno, annunciato a ridosso della campagna elettorale, prima di tutto perché rappresenta un dato molto inferiore (il minimo obbligatorio per legge) rispetto a quello delle altre città di dimensioni analoghe, che all'indomani dell'estensione del porta-a-porta hanno raggiunto da subito risultati ben più alti, tra il 70% e l'80%: una conferma dei difetti nell'organizzazione del servizio di Aamps, a partire dai fallimentari cassonetti con tessera magnetica, propinati ad oltre un quarto della popolazione.

La nostra amarezza è inoltre dovuta al fatto che tutto l'impegno dei livornesi non è servito ne' per ottenere una diminuzione tariffaria, sempre promessa ma poi rinviata, probabilmente a causa delle inefficienze e degli sprechi dell'azienda (a nostro avviso anche per l'inserimento in organico di nuovi dirigenti privi di esperienza di gestione dei rifiuti, con riferimento alla selezione del direttore operativo), ne' per una diminuzione dell'inquinamento ambientale, dato che tutto lo spazio liberato dai livornesi nell'inceneritore è stato e sarà utilizzato dalle altre città: lo smaltimento inquinante è rimasto agli stessi livelli di quando la differenziata era ferma al 40%.

Conoscendo la preoccupazione dei livornesi per l'impatto sanitario degli impianti di smaltimento, il Comune continua però ad affermare senza vergogna che nel piano Aamps è previsto "il percorso per disattivare l'inceneritore". Purtroppo non è vero, basta leggere quel piano (delibera del Consiglio comunale n. 38/2019) per scoprire che l'azienda promette solo una futura "valutazione degli scenari". Cioè niente.
Nel piano aziendale sono invece previsti investimenti per l'inceneritore (pagati con la tariffa) pari a 2,7 milioni di euro nel prossimo triennio, che salgono a 3,9 milioni se si contano anche impianti legati al ciclo dell'inceneritore: il 73% degli investimenti sugli impianti aziendali è quindi legato all'inceneritore (pag. 100 del piano).

Neanche è possibile accettare la versione per cui con l'inceneritore si ripagano i debiti: non solo nel concordato si incolpa proprio l'inceneritore (privo ormai dal 2011 del finanziamento statale, che lo sosteneva economicamente) per l'esplosione dei debiti, ma la riduzione dei debiti stessi coincide con l'importo degli aumenti tariffari negli ultimi 4 anni, pari a 15 milioni di euro, come chiaramente esposto a pag. 30 del bilancio 2016: quindi la riduzione dei debiti è basata solo sull'aumento della TARI deliberato nel 2015 e spalmato sul concordato.

venerdì 15 marzo 2019

ASSUNZIONE DIRETTORE AAMPS, C'E' ANCORA MOLTO DA CHIARIRE


Abbiamo letto la replica di Aamps, pubblicata dal Tirreno, ai dubbi sollevati da più parti rispetto alla procedura di assunzione del suo Direttore operativo. Una replica a nostro avviso molto burocratica, che lascia irrisolte molte questioni.

Tanto per cominciare, ci sarebbe da motivare la necessità per un'azienda in concordato preventivo come Aamps di affiancare al Direttore generale la presenza di un Direttore operativo. Due ruoli e doppio super-stipendio, situazione che non trova molte analogie in aziende di dimensioni simili ad Aamps.

Perfino su wikipedia si può leggere: "nelle imprese italiane il titolo di direttore operativo è usato raramente poiché il manager in questione porta di solito il titolo di direttore generale". 

In secondo luogo, ancor più rara (se non unica) ci sembra la modalità con cui si procede all'affidamento di un incarico dirigenziale (come quello di Direttore operativo), non a scadenza ma a tempo indeterminato, cioè operando una fusione inopportuna (come minimo) tra un posto di lavoro da dirigente (che può essere anche un posto fisso) ed un incarico di direzione, che dovrebbe invece essere sottoposto a periodica valutazione e, in caso di risultati negativi, ad eventuale revoca o mancato rinnovo.

In ogni caso, è bene fare presente alla proprietà di Aamps (rappresentata dal Sindaco e dai Consiglieri comunali) che sebbene nel vigente regolamento di Aamps sia prevista per l'assunzione a tempo indeterminato di dirigenti "almeno una prova d'esame", con attribuzione di punteggi e, se svolta oralmente, "in un'aula aperta al pubblico", il bando in questione prevedeva invece solo una blanda "selezione curriculare" ad opera della commissione di valutazione, dopo una pre-selezione a quanto pare svolta da una ditta esterna!

Non si capisce perché, oltretutto, il bando sia sparito dal sito di Aamps subito dopo l'avvenuta selezione, visto che la legge sulla trasparenza prevede invece che tutta la documentazione resti pubblicata per almeno 5 anni.

Il decreto 175/2016 sulle società pubbliche ha ribadito (art. 19) che per le assunzioni va applicata sempre la normativa prevista per gli enti pubblici, come ministeri e enti locali, in caso contrario i contratti di lavoro "sono nulli". 

Dove si è mai visto un direttore di ministero o di un comune incaricato a tempo indeterminato tramite selezione curriculare, dopo una pre-selezione svolta da una ditta esterna?

Tra i criteri da rispettare, oltre al massimo della trasparenza e della imparzialità, è previsto dalla legge che della commissione d'esame facciano parte solo esperti delle materie di concorso. Il problema è che nel bando di Aamps non erano previste materie di concorso, ma solo una lista di "requisiti" da dichiarare all'atto della candidatura.

Venendo poi al merito di questi "requisiti", ricordiamo sempre al Sindaco e ai Consiglieri comunali che la normativa prevede, anche per le società in-house (vere e proprie articolazioni del Comune: "controllo analogo"), che per il conferimento degli incarichi dirigenziali si tenga conto delle esperienze di direzione maturate altrove "purché attinenti al conferimento dell'incarico".

Invece, nel bando era richiesto di tutto tranne una anche minima esperienza nel settore della gestione dei rifiuti urbani.
Incredibile a dirsi, sono arrivati a scrivere "provenienza ideale multi-utility, trasporto logistica", come se Aamps si occupasse di tram, autobus e metropolitane.

Nell'intero bando non compare mai la parola "rifiuti", né sinonimi più o meno eleganti, come se la materia non riguardasse Aamps. Neanche viene richiesta la conoscenza della normativa di settore (D.lgs. 152/2006, leggi regionali, ecc.).

Non risulta pubblicata la graduatoria con i punteggi (come prevede invece il regolamento aziendale), né il provvedimento di assunzione (come prevede invece la legge), che non è il n. 49/2019 (che riguarda l'assetto organizzativo) come ha dichiarato Aamps, ma il n. 228/2018.

Il curriculum della persona assunta da Aamps, pubblicato sul sito, non presenta nessuna esperienza nel settore della gestione dei rifiuti. 

Al di là di tutti gli aspetti di legittimità (che la Giunta comunale, il Consiglio comunale, i revisori del Comune e di Aamps e gli altri organi di controllo sono tenuti a verificare), ci lascia sbalorditi il fatto che in un'azienda pubblica con gravi problemi, passati e presenti, si reputi opportuno affidare stabilmente la gestione e le responsabilità operative di vertice a chi non si è mai occupato di raccolta differenziata, riciclo, trattamento e smaltimento dei rifiuti. 

Chi erano gli altri candidati? Non sarebbe incredibile se avessero preferito una persona senza esperienza di gestione dei rifiuti ad affermati manager di aziende del settore?

martedì 5 febbraio 2019

GIA' RACCOLTE MILLE FIRME CONTRO IL TRAFFICO DI RIFIUTI A LIVORNO! ECCO LE FAQ SULL'INCENERITORE


Mille firme raccolte on-line in pochissimi giorni, senza nessuno sforzo organizzativo ma limitandosi a lanciare la petizione su Facebook. Segnale inequivocabile che i cittadini, una volta messi a conoscenza di cosa sta succedendo a Livorno, non esitano a protestare e a chiedere subito un cambio di strategia ed una maggiore tutela dell'ambiente e della salute.

Andremo avanti, moltiplicando gli strumenti per diffondere le giuste informazioni. Ecco intanto le FAQ sull'inceneritore di Livorno, per combattere la disinformazione.

Le nostre risposte alle domande più ricorrenti:

1) Senza inceneritore come possiamo smaltire i rifiuti?

- l'inceneritore non fa sparire i rifiuti. Se accendiamo il fuoco in un camino, dopo un po' la legna non è “sparita”, ma si è trasformata in cenere riducendo il proprio volume. Quella cenere va poi messa in qualche posto, inoltre la parte che non è rimasta nel camino è finita nell'atmosfera, sotto forma di gas. 
Con l'inceneritore succede la stessa cosa: non riesce ad evitare il ricorso alla discarica, in cui vanno stoccate le ceneri tossiche residue, inoltre produce gas che si liberano nell'ambiente circostante.
L'alternativa consiste nel ridurre la produzione di rifiuti, differenziare e riciclare al massimo e infine trattare il residuo a freddo, senza combustione, per stoccare in discarica solo inerti (invece delle ceneri) ed evitare la dispersione di sostanze nocive in atmosfera.

2) Senza inceneritore come facciamo a pagare i debiti Aamps e ad evitare un aumento delle tariffe?

- l'inceneritore non rappresenta una fonte di utili per l'azienda e per la collettività. Se riesce a produrre qualche ricavo attraverso la generazione di energia elettrica e l'importazione di rifiuti da altri territori, gli enormi costi per la gestione dell'impianto non riescono mai ad essere coperti da questi ricavi. La differenza viene coperta grazie alla riscossione della tariffa. 
Sono necessarie periodiche manutenzioni ordinarie e straordinarie, l'impiego di lavoratori che potrebbero occuparsi di servizi più virtuosi e redditizi, l'acquisto di additivi alla combustione, il consumo di energia e acqua per il funzionamento, i costi di smaltimento delle acque reflue, delle ceneri, ecc. 
Per mantenere competitiva questa strategia di smaltimento costosissima, gli inceneritori hanno ricevuto per anni contributi pubblici dallo Stato, oltre alla tariffa. 
Nel piano di concordato Aamps si chiarisce infatti che l'interruzione di questi contributi ha comportato “la perdita di un flusso di cassa pari a circa 3 milioni di euro l'anno”, per questo tale perdita è stata inserita tra le "cause principali della crisi” aziendale.

3) Senza inceneritore che fine fanno gli addetti che ci lavorano?

- la raccolta differenziata spinta richiede un maggior impiego di lavoratori, non solo per la raccolta dei rifiuti ma anche per la gestione di isole e stazioni ecologiche e di piattaforme per lo stoccaggio ed il trattamento dei materiali da riciclare o da smaltire tramite trattamento a freddo. 
Rispetto all'incenerimento servono molti più addetti, il cui costo viene ampiamente coperto dal riciclo dei materiali, che possiamo vendere con uno sbocco sul mercato garantito dai consorzi di filiera (carta, plastica, alluminio, ecc.). 
Infatti a Pisa l'inceneritore è stato chiuso e gli addetti sono stati tutti ricollocati, senza nessun licenziamento.

4) Se l'inceneritore rispetta la normativa, come fa ad essere un pericolo per la salute?

- purtroppo il rispetto della normativa non garantisce affatto la protezione della nostra salute. Spesso la legge arriva troppo tardi rispetto ai danni dell'inquinamento. Per esempio, l'amianto è stato vietato dalla legge solo nel 1992, dopo decenni in cui il suo utilizzo era consentito dalle autorità pubbliche. 
Molte sostanze prodotte dai moderni inceneritori non vengono neppure misurate, per la legge non esistono (parliamo delle nanopolveri, che per la loro dimensione microscopica riescono a superare la barriera dei filtri delle ciminiere ed entrano direttamente nel sangue, attraverso i polmoni).

5) Come può essere possibile spegnere subito l'inceneritore?

- anche se a Pisa, così come in molte altre città, l'impianto è stato chiuso all'istante senza nessun problema ambientale ne' economico (e senza chiedere il permesso all'ATO, alla Regione o altri enti), noi non chiediamo uno spegnimento immediato per poi esportare i nostri rifiuti altrove. Il traffico di rifiuti non vogliamo subirlo ma neanche causarlo. 
Chiediamo un piano di progressiva riduzione della quantità di rifiuti incenerita, evitando innanzitutto l'importazione di rifiuti da Pisa e dalle altre città (che devono sforzarsi di ridurre, riciclare e utilizzare di impianti di smaltimento a freddo). 
Nel frattempo Livorno deve dotarsi di propri impianti di riciclo e trattamento a freddo o utilizzare quelli altrui, per giungere nel più breve tempo possibile allo spegnimento dell'inceneritore. 
Nonostante i periodici annunci da parte del Comune (proprietario dell'azienda e dell'inceneritore), Aamps non ha ancora presentato un piano del genere, anzi il piano industriale vigente prevede il mantenimento della capacità massima di incenerimento a 78.000 tonnellate l'anno, a tempo indeterminato e continuando ad investire denaro nell'impianto. 
Non è prevista nei piani aziendali pubblicati finora nessuna futura riduzione dei rifiuti inceneriti ne' lo spegnimento dell'impianto.

mercoledì 23 gennaio 2019

LIVORNO SI MOBILITA CONTRO L'INCENERITORE, BASTA IMPORTARE RIFIUTI DALLE ALTRE CITTA'


Grande successo per l'incontro pubblico svoltosi al Museo di Storia Naturale ed organizzato dal Coordinamento Rifiuti-Zero della Provincia di Livorno: sala strapiena di attivisti, cittadini, associazioni e forze politiche livornesi (compresi molti attivisti M5S), che hanno deciso di mobilitarsi contro il raddoppio delle importazioni di rifiuti da altre città verso l'inceneritore di Livorno, operazione realizzata contemporaneamente alla chiusura dell'impianto di Pisa.

Pur avendo invitato pubblicamente tutti gli interessati, ci è dispiaciuta l'assenza dell'assessore Vece, il quale è però intervenuto a distanza con una lettera pubblicata sul Tirreno in cui respinge una richiesta che nessuno gli ha mai fatto, quella cioè di chiudere "immediatamente" l'inceneritore.

In realtà noi abbiamo sempre e solo chiesto di visionare gli atti in cui si concretizzerebbero gli annunci del Comune a proposito della futura chiusura dell'impianto, in quanto fino ad oggi tutti gli atti di pianificazione consultabili dal sito ufficiale di Aamps dicono esattamente il contrario: nessun progetto di riduzione o chiusura dell'impianto, neanche dopo il concordato, anzi da quest'anno l'inceneritore brucia una quantità di rifiuti importati da fuori città pari al doppio di quelli raccolti a Livorno.

Siamo diventati la pattumiera di mezza regione e non c'è nessun documento che fissa un termine a questo stato di cose.

Fa comunque impressione scoprire che proprio l'assessore Vece è forse l'unico esponente del M5S in Italia ad affermare che un inceneritore produce utili e addirittura che la sua chiusura provocherebbe il licenziamento di chi ci lavora: il movimento a cui appartiene afferma da 15 anni che tutti gli inceneritori provocano danni gravissimi alla salute (Grillo ha coniato il termine "cancro-valorizzatori") e sono economicamente in perdita. Inoltre Pisa ha chiuso il suo inceneritore senza licenziare nessuno ma ricollocando ovviamente i lavoratori in altri servizi dedicati al riciclo.

Durante l'incontro di sabato scorso, Rossano Ercolini (Presidente nazionale Rifiuti-Zero) ha chiamato i livornesi alla mobilitazione, appellandosi anche al loro orgoglio ed invitandoli a firmare la petizione sul sito change.org contro il traffico di rifiuti a Livorno, richiamando il sindaco Nogarin alle proprie responsabilità e chiedendo anche le dimissioni del governatore Rossi, colpevole di non aver ancora realizzato una pianificazione regionale virtuosa per la gestione dei rifiuti.

Su queste battaglie comuni si è inoltre celebrato il "gemellaggio" tra il Coordinamento livornese, le "Mamme no inceneritore" della piana fiorentina ed il "Movimento la Libellula" della valle del Serchio lucchese, presenti con le loro delegazioni per sostenere la lotta contro il traffico di rifiuti verso l'inceneritore di Livorno.

FIRMA: https://www.change.org/p/sindaco-di-livorno-no-al-traffico-di-rifiuti-verso-livorno