mercoledì 18 dicembre 2019

MEGA-INCENERITORE ENI, SIAMO DI FRONTE AD UN GOLPE PRE-ELETTORALE?


Colpisce profondamente il contenuto delle dichiarazioni, pubblicate dal Tirreno, dell'amministratore di ALIA, l'azienda dei rifiuti fiorentina, sulla realizzazione del mega-inceneritore all'interno della raffineria ENI di Stagno, utile a smaltire tutta la monnezza prodotta da fiorentini, pratesi, pistoiesi, ecc. 

Dopo il fallimento del progetto di costruzione di un mega-bruciatore nella piana di Sesto Fiorentino, a causa della rivolta che si è scatenata tra la popolazione, la pensata geniale della Regione e di ALIA è stata quella di pagare profumatamente ENI, con i soldi delle bollette TARI, per farle bruciare tutto a Livorno, luogo considerato ormai la pattumiera della Toscana, confidando nel fatto che da queste parti la reazione popolare possa essere meno virulenta.

Ovviamente, la pillola è stata adeguatamente indorata dalla Regione che ha parlato di "bio-raffineria", definizione fasulla in quanto le bio-raffinerie utilizzano scarti vegetali e non plastiche e altri rifiuti di origine fossile. La normativa classifica infatti l'impianto progettato da ENI come un vero e proprio inceneritore/co-inceneritore di rifiuti.

Incredibilmente, l'amministratore di ALIA continua a parlare di carburante di origine "rinnovabile", quando in realtà bruciare plastica non ha niente di rinnovabile, né di "circolare" o ecologico. ENI distruggerebbe milioni di ecoballe di monnezza, producendo ogni anno centinaia di migliaia di tonnellate di emissioni gassose, liquide e solide  e guadagnando milioni grazie alle tariffe che farebbe pagare ai cittadini per introdurre i rifiuti nei suoi forni.
Tutto il resto, la vendita di anidride carbonica, il metanolo con cui addizionare le benzine, ecc. non avrebbe che un peso marginale di fronte al vero business, quello dello smaltimento inquinante.

I vertici di ALIA raccontano anche la balla clamorosa della "conversione green della raffineria", cosa assolutamente non contemplata da ENI: le emissioni prodotte dal mega-inceneritore si andrebbero semplicemente a sommare a quelle della raffineria, aggiungendo inquinamento ad inquinamento.

Nonostante la scorsa estate la Regione ed ENI avessero garantito la partecipazione dei sindaci e dei territori al processo decisionale, di fronte alla protesta che si è giustamente scatenata contro il progetto qualcuno forse ha pensato di fregarsene del parere della gente, scavalcando anche il Comune di Livorno e quello di Collesalvetti e pianificando l'avvio dell'iter autorizzativo "nei primissimi mesi del 2020", stando alle affermazioni di ALIA.
Viene da pensare ad un tentativo di "golpe" anti-democratico, visto che il mandato politico degli organi regionali scadrà tra poche settimane e che i Comuni interessati non hanno ancora espresso il loro parere, quindi avrebbero bisogno di tutto il tempo necessario per valutarlo e sottoporlo ai loro cittadini.

Ricordiamo che l'area di Livorno è stata recentemente colpita da un'inchiesta della procura antimafia sul traffico illecito di rifiuti, che ha portato la commissione parlamentare bicamerale sul ciclo dei rifiuti a parlare nella sua relazione di "totale assenza di controlli", in un "contesto di palese e quotidiana gestione illecita dei rifiuti", in cui "risalta evidente l'assenza dei controlli da parte di Arpat, come afferma il Procuratore della Repubblica di Livorno".

E' in un contesto territoriale come questo che si pensa di convogliare milioni di tonnellate di eco-balle provenienti da mezza Italia, senza chiedere neanche il permesso ai cittadini?
E' necessario invece che venga riformato profondamente il sistema dei controlli pubblici, che la zona di Livorno-Collesalvetti benefici delle bonifiche e delle reali riconversioni previste per le aree SIN e infine che la Regione punti all'obiettivo della riduzione e del riciclo dei rifiuti, oltre a definire le modalità del residuo smaltimento senza pensare di concentrarlo tutto in un unico impianto in una sola città, attività che tra l'altro verrebbe affidata (senza gara?), ad un soggetto che si aggiudicherebbe in esclusiva un affare milionario per i prossimi decenni a spese dei cittadini.

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