venerdì 29 marzo 2019

AAMPS CHIEDE ALLA REGIONE DI BRUCIARE SEMPRE PIU' RIFIUTI, ALTRO CHE SPEGNERE L'INCENERITORE!


Mentre la giunta comunale nelle scorse settimane continuava a promettere la futura chiusura dell'inceneritore di Livorno dopo il concordato (chiusura non confermata, ne' programmata, in alcun atto del Comune o di Aamps), si incardinava presso gli uffici della Regione il procedimento riguardante un'istanza presentata tre mesi fa da Aamps.

A prima vista, la richiesta di autorizzazione riguarda la trasformazione dell'impianto di preselezione dei rifiuti in un impianto di stoccaggio della carta, in ossequio ad una strategia di incremento del riciclo. Ma nella stessa istanza Aamps ha anche aggiunto la richiesta di incrementare il quantitativo massimo di rifiuti da incenerire dalle attuali 180 tonnellate al giorno a 270 tonnellate al giorno. Non solo, chiede anche di incrementare i giorni di esercizio dell'impianto da 310 a 365 all'anno.

Tale incremento non è previsto nel concordato e neanche nei piani industriali e tecnici, ne' ci risulta sia stato annunciato in nessuna sede istituzionale, a partire dal Consiglio comunale.

In passato, Aamps ha spesso superato i limiti "indicativi" fissati dalla Regione, arrivando a bruciare oltre 76.000 tonnellate nel 2017, invece delle 56.000 previste dall'autorizzazione vigente (pari a 180 tonnellate per 310 giorni). Con l'incremento richiesto in questi giorni da Aamps, negli anni successivi al concordato si arriverebbe - anziché all'annunciato spegnimento dell'impianto - a bruciare oltre 98.000 tonnellate l'anno.

L'aspetto ambientale è terrificante: con l'aumento della raccolta differenziata, i livornesi smaltirebbero nell'inceneritore solo 25.000 tonnellate l'anno, le restanti 73.000 sarebbero importate dalle altre città, che allarmate dagli studi più recenti sull'impatto sanitario di questi impianti si sono rifiutate di costruirli oppure li hanno chiusi.

C'è poi l'aspetto economico: in linea con il mercato, Aamps fa pagare a queste città 110 euro per ogni tonnellata di rifiuti smaltiti nell'inceneritore, che non bastano neanche a coprire tutti i costi di funzionamento dell'impianto: manutenzioni, smaltimento ceneri, acquisto additivi alla combustione, consumi idrici, ecc. Quindi più rifiuti brucia l'inceneritore, più si creano perdite nel bilancio, come viene ammesso anche nel piano di concordato.

Prepariamoci, quindi, non solo ad un aumento delle emissioni inquinanti nel territorio comunale, ma anche a dover far fronte in futuro a nuove difficoltà finanziarie, da risolvere come sempre con ulteriori aumenti della tariffa.


giovedì 21 marzo 2019

LIVORNO, LA DIFFERENZIATA AUMENTA, MA LA TARIFFA E L'INCENERIMENTO NON DIMINUISCONO MAI: COSA C'E' DA FESTEGGIARE?


Non riusciamo proprio a gioire per il raggiungimento della soglia del 65% di raccolta differenziata a Livorno, annunciato a ridosso della campagna elettorale, prima di tutto perché rappresenta un dato molto inferiore (il minimo obbligatorio per legge) rispetto a quello delle altre città di dimensioni analoghe, che all'indomani dell'estensione del porta-a-porta hanno raggiunto da subito risultati ben più alti, tra il 70% e l'80%: una conferma dei difetti nell'organizzazione del servizio di Aamps, a partire dai fallimentari cassonetti con tessera magnetica, propinati ad oltre un quarto della popolazione.

La nostra amarezza è inoltre dovuta al fatto che tutto l'impegno dei livornesi non è servito ne' per ottenere una diminuzione tariffaria, sempre promessa ma poi rinviata, probabilmente a causa delle inefficienze e degli sprechi dell'azienda (a nostro avviso anche per l'inserimento in organico di nuovi dirigenti privi di esperienza di gestione dei rifiuti, con riferimento alla selezione del direttore operativo), ne' per una diminuzione dell'inquinamento ambientale, dato che tutto lo spazio liberato dai livornesi nell'inceneritore è stato e sarà utilizzato dalle altre città: lo smaltimento inquinante è rimasto agli stessi livelli di quando la differenziata era ferma al 40%.

Conoscendo la preoccupazione dei livornesi per l'impatto sanitario degli impianti di smaltimento, il Comune continua però ad affermare senza vergogna che nel piano Aamps è previsto "il percorso per disattivare l'inceneritore". Purtroppo non è vero, basta leggere quel piano (delibera del Consiglio comunale n. 38/2019) per scoprire che l'azienda promette solo una futura "valutazione degli scenari". Cioè niente.
Nel piano aziendale sono invece previsti investimenti per l'inceneritore (pagati con la tariffa) pari a 2,7 milioni di euro nel prossimo triennio, che salgono a 3,9 milioni se si contano anche impianti legati al ciclo dell'inceneritore: il 73% degli investimenti sugli impianti aziendali è quindi legato all'inceneritore (pag. 100 del piano).

Neanche è possibile accettare la versione per cui con l'inceneritore si ripagano i debiti: non solo nel concordato si incolpa proprio l'inceneritore (privo ormai dal 2011 del finanziamento statale, che lo sosteneva economicamente) per l'esplosione dei debiti, ma la riduzione dei debiti stessi coincide con l'importo degli aumenti tariffari negli ultimi 4 anni, pari a 15 milioni di euro, come chiaramente esposto a pag. 30 del bilancio 2016: quindi la riduzione dei debiti è basata solo sull'aumento della TARI deliberato nel 2015 e spalmato sul concordato.

venerdì 15 marzo 2019

ASSUNZIONE DIRETTORE AAMPS, C'E' ANCORA MOLTO DA CHIARIRE


Abbiamo letto la replica di Aamps, pubblicata dal Tirreno, ai dubbi sollevati da più parti rispetto alla procedura di assunzione del suo Direttore operativo. Una replica a nostro avviso molto burocratica, che lascia irrisolte molte questioni.

Tanto per cominciare, ci sarebbe da motivare la necessità per un'azienda in concordato preventivo come Aamps di affiancare al Direttore generale la presenza di un Direttore operativo. Due ruoli e doppio super-stipendio, situazione che non trova molte analogie in aziende di dimensioni simili ad Aamps.

Perfino su wikipedia si può leggere: "nelle imprese italiane il titolo di direttore operativo è usato raramente poiché il manager in questione porta di solito il titolo di direttore generale". 

In secondo luogo, ancor più rara (se non unica) ci sembra la modalità con cui si procede all'affidamento di un incarico dirigenziale (come quello di Direttore operativo), non a scadenza ma a tempo indeterminato, cioè operando una fusione inopportuna (come minimo) tra un posto di lavoro da dirigente (che può essere anche un posto fisso) ed un incarico di direzione, che dovrebbe invece essere sottoposto a periodica valutazione e, in caso di risultati negativi, ad eventuale revoca o mancato rinnovo.

In ogni caso, è bene fare presente alla proprietà di Aamps (rappresentata dal Sindaco e dai Consiglieri comunali) che sebbene nel vigente regolamento di Aamps sia prevista per l'assunzione a tempo indeterminato di dirigenti "almeno una prova d'esame", con attribuzione di punteggi e, se svolta oralmente, "in un'aula aperta al pubblico", il bando in questione prevedeva invece solo una blanda "selezione curriculare" ad opera della commissione di valutazione, dopo una pre-selezione a quanto pare svolta da una ditta esterna!

Non si capisce perché, oltretutto, il bando sia sparito dal sito di Aamps subito dopo l'avvenuta selezione, visto che la legge sulla trasparenza prevede invece che tutta la documentazione resti pubblicata per almeno 5 anni.

Il decreto 175/2016 sulle società pubbliche ha ribadito (art. 19) che per le assunzioni va applicata sempre la normativa prevista per gli enti pubblici, come ministeri e enti locali, in caso contrario i contratti di lavoro "sono nulli". 

Dove si è mai visto un direttore di ministero o di un comune incaricato a tempo indeterminato tramite selezione curriculare, dopo una pre-selezione svolta da una ditta esterna?

Tra i criteri da rispettare, oltre al massimo della trasparenza e della imparzialità, è previsto dalla legge che della commissione d'esame facciano parte solo esperti delle materie di concorso. Il problema è che nel bando di Aamps non erano previste materie di concorso, ma solo una lista di "requisiti" da dichiarare all'atto della candidatura.

Venendo poi al merito di questi "requisiti", ricordiamo sempre al Sindaco e ai Consiglieri comunali che la normativa prevede, anche per le società in-house (vere e proprie articolazioni del Comune: "controllo analogo"), che per il conferimento degli incarichi dirigenziali si tenga conto delle esperienze di direzione maturate altrove "purché attinenti al conferimento dell'incarico".

Invece, nel bando era richiesto di tutto tranne una anche minima esperienza nel settore della gestione dei rifiuti urbani.
Incredibile a dirsi, sono arrivati a scrivere "provenienza ideale multi-utility, trasporto logistica", come se Aamps si occupasse di tram, autobus e metropolitane.

Nell'intero bando non compare mai la parola "rifiuti", né sinonimi più o meno eleganti, come se la materia non riguardasse Aamps. Neanche viene richiesta la conoscenza della normativa di settore (D.lgs. 152/2006, leggi regionali, ecc.).

Non risulta pubblicata la graduatoria con i punteggi (come prevede invece il regolamento aziendale), né il provvedimento di assunzione (come prevede invece la legge), che non è il n. 49/2019 (che riguarda l'assetto organizzativo) come ha dichiarato Aamps, ma il n. 228/2018.

Il curriculum della persona assunta da Aamps, pubblicato sul sito, non presenta nessuna esperienza nel settore della gestione dei rifiuti. 

Al di là di tutti gli aspetti di legittimità (che la Giunta comunale, il Consiglio comunale, i revisori del Comune e di Aamps e gli altri organi di controllo sono tenuti a verificare), ci lascia sbalorditi il fatto che in un'azienda pubblica con gravi problemi, passati e presenti, si reputi opportuno affidare stabilmente la gestione e le responsabilità operative di vertice a chi non si è mai occupato di raccolta differenziata, riciclo, trattamento e smaltimento dei rifiuti. 

Chi erano gli altri candidati? Non sarebbe incredibile se avessero preferito una persona senza esperienza di gestione dei rifiuti ad affermati manager di aziende del settore?